Giampiero Raganelli
Nuovo film dopo quasi trent’anni dal precedente per Hans-Jürgen
Syberberg, uno degli storici aderenti al Manifesto di Oberhausen.
Demmin Cantos segna il ritorno del cineasta alla sua Heimat, Demmin in
Pomerania, per raccontare di un progetto di riqualificazione urbanistica
cui lui stesso ha partecipato. Nella concezione panartistica dell’autore, la
nuova sistemazione della città diventa un percorso sinfonico tra musica e
teatro, Brecht e Mozart, per confluire in un requiem di pace per la
sofferenza di questa cittadina alla fine della Seconda guerra mondiale. Al
DocLisboa 2024.
Voto: 10
Posted 25/10/2024 by Giampiero Raganelli
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Giampiero Raganelli
Neuer Film fast dreißig Jahre nach dem Vorgänger für Hans-Jürgen
Syberberg, einer der historischen Anhänger des Oberhausener Manifests.
Demmin Cantos markiert die Rückkehr des Filmemachers in seine Heimat Demmin
Pommern, um über ein Stadtsanierungsprojekt zu sprechen
an dem er selbst teilnahm. In der pankünstlerischen Konzeption des Autors ist die
Die neue Gestaltung der Stadt wird zu einer symphonischen Reise zwischen Musik und
Theater, Brecht und Mozart, zu einem Requiem des Friedens verschmelzen
Leid dieser Stadt am Ende des Zweiten Weltkriegs. Al
DocLisboa 2024.
Bewertung: 10
Gepostet am 25.10.2024 von Giampiero Raganelli
ANDERE ANSICHTEN
La città come theatrum mundi
Un’esplorazione in parole e immagini di Demmin, una cittadina vicino al villaggio in cui l’autore è cresciuto. La città dove alla fine della Seconda guerra mondiale ebbe luogo uno dei più grandi suicidi di massa, oggi è oggetto dei tentativi, avviati dallo stesso Syberberg sotto forma di interventi artistici in loco, di rianimare la piazza del mercato centrale come spazio comunitario. [sinossi]
Non si può pensare a una città senza la cultura, solo una giungla può essere immaginata senza cultura. Lo dice l’architetto di Monaco Peter Haimerl in un passaggio chiave del nuovo film di Hans-Jürgen Syberberg, storico autore tra i fondatori del Nuovo cinema tedesco, Demmin Cantos (in originale Demminer Gesänge), presentato a DocLisboa 2024 nella sezione New Visions. L’architetto viene contattato dallo stesso regista per formulare un’ipotesi di riqualificazione della cittadina di Demmin, vicina al suo villaggio natale di Nossendorf, nell’antica Pomerania, ora nel Land Meclemburgo-Pomerania Anteriore. Si tratta di un intervento urbanistico richiesto a gran voce dal basso, dalla popolazione, per un agglomerato che ha perso gran parte dei suoi edifici storici per la guerra ed è stato invaso dall’omologante edilizia anonima del dopoguerra. La centralità dell’architetto sul concetto di cultura, nella sua accezione più alta, la Kultur di Thomas Mann, è la stessa che guida tutta l’opera del regista di Hitler, un film dalla Germania, per il quale la deriva nazista era il frutto dell’abbandono di quell’irrazionalità alla base della cultura romantica tedesca. «Sappiamo tutto della gloria e della miseria dell’irrazionalismo, ma senza di questo la Germania è un pericoloso nulla, malata, priva di identità, esplosiva, pietosa ombra del suo potenziale. Non si combatte Hitler con le statistiche di Auschwitz o con la sociologia del suo sistema economico, ma con Richard Wagner e Mozart», diceva. La stessa mancanza di irrazionalità è quella che ha guidato tanta urbanistica anonima, serializzata in tante città occidentali del dopoguerra, Demmin compresa. Pensiamo anche a quello che diceva Pasolini da noi, per esempio in La forma della città.
Die Stadt als theatrum mundi
Eine Erkundung von Demmin in Wort und Bild, einer Stadt in der Nähe des Dorfes, in dem der Autor aufgewachsen ist. Die Stadt, in der es am Ende des Zweiten Weltkriegs zu einem der größten Massenselbstmorde kam, ist heute Gegenstand von Versuchen, den zentralen Marktplatz als Gemeinschaftsraum wiederzubeleben, initiiert von Syberberg selbst in Form künstlerischer Interventionen vor Ort . [Zusammenfassung]
Eine Stadt ohne Kultur ist nicht vorstellbar, man kann sich nur einen Dschungel ohne Kultur vorstellen. Das sagt der Münchner Architekt Peter Haimerl in einer zentralen Passage des neuen Films von Hans-Jürgen Syberberg, historischer Autor unter den Begründern des Neuen Deutschen Films, Demmin Cantos (im Original Demminer Gesänge), präsentiert bei DocLisboa 2024 in der Sektion New Visions. Der Architekt wurde vom Direktor selbst kontaktiert, um eine Hypothese für die Sanierung der Stadt Demmin in der Nähe seines Heimatdorfes Nossendorf im alten Pommern, dem heutigen Land Mecklenburg-Vorpommern, zu formulieren. Dabei handelt es sich um einen städtebaulichen Eingriff, der von unten, von der Bevölkerung lautstark gefordert wird, für eine Agglomeration, die durch den Krieg einen großen Teil ihrer historischen Gebäude verloren hat und von der homogenisierenden anonymen Nachkriegsbebauung überschwemmt wurde. Die zentrale Bedeutung des Architekten für den Begriff der Kultur, in seiner höchsten Bedeutung Thomas Manns Kultur, ist dieselbe, die das gesamte Werk des Regisseurs von Hitler leitet, einem Film aus Deutschland, für den die Nazi-Drift die Frucht der Aufgabe war dieser Irrationalität als Grundlage der deutschen romantischen Kultur. „Wir wissen um den Ruhm und das Elend des Irrationalismus, aber ohne diesen ist Deutschland ein gefährliches Nichts, krank, identitätslos, explosiv, ein erbärmlicher Schatten seines Potenzials.“ „Man bekämpft Hitler nicht mit den Statistiken von Auschwitz oder mit der Soziologie seines Wirtschaftssystems, sondern mit Richard Wagner und Mozart“, sagte er. Derselbe Mangel an Irrationalität leitete so viele anonyme Stadtplanungen, die in vielen westlichen Nachkriegsstädten, darunter auch in Demmin, umgesetzt wurden. Denken wir auch darüber nach, was Pasolini hier gesagt hat, zum Beispiel in „Die Form der Stadt“.
Syberberg fa parte di quel movimento di cittadini per la riqualificazione urbana, per la restituzione alla città di un centro, un’agorà, di una piazza del mercato. Il progetto diventa per l’autore un macrotesto artistico come il suo cinema, una Gesamtkunstwerk, un’opera d’arte totale, un reticolo che comprende la musica e il teatro, gli spazi per le esibizioni di musicisti e teatranti, la vecchia chiesa con un nuovo organo che rimpiazza quello che si era perso durante la guerra, e la stessa piazza dove viene allestito uno spettacolo all’aperto sotto la mole del campanile. E poi il caffè storico, dove si fanno musica, reading e proiezioni a cura dello stesso Syberberg. Concerti e spettacoli che prendono tanto tempo nel film come nel nuovo spazio urbano. La città è così un theatrum mundi, come in un’immagine del film tratta da un libro antico. Nella città ideale di Syberberg, dei grandi drappi, come quelli che spesso si usano per coprire le impalcature, vengono srotolati e fatti calare sulle facciate degli edifici anonimi, come scenografie della città futura o della città virtuale. Spazio anche, in questo metatesto di cinema e urbanistica, per il cinema, nel cinema, con le citazioni di Fritz Lang, grande visionario di città futuristiche. Dal suo film Una donna sulla luna si ispirano alcune soluzioni architettoniche della nuova Demmin. E qui Syberberg inserisce anche un elemento di segno negativo: quei razzi del film sono anche anticipatori delle V2 lanciate proprio vicino alla città. L’autore poi inserisce anche sue autocitazioni tra la galleria di immagini, una scena di Karl May, una foto con i poster dei suoi film e un omaggio a Romy Schneider, sulla quale aveva realizzato il documentario Romy: Anatomy of a Face
Syberberg ist Teil dieser Bürgerbewegung für die Stadterneuerung, für die Rückgabe eines Zentrums, einer Agora, eines Marktplatzes an die Stadt. Das Projekt wird für den Autor zu einem künstlerischen Makrotext wie sein Kino, zu einem Gesamtkunstwerk, einem Gesamtkunstwerk, zu einem Netzwerk, das Musik und Theater umfasst, zu Räumen für die Auftritte von Musikern und Schauspielern, zur alten Kirche mit einer neuen Orgel, die diese ersetzt der während des Krieges verloren gegangen ist, und derselbe Platz, auf dem unter dem massiven Glockenturm eine Open-Air-Show stattfindet. Und dann das historische Café, in dem Syberberg selbst Musik, Lesungen und Vorführungen veranstaltet. Konzerte und Shows, die im Film ebenso viel Zeit einnehmen wie im neuen Stadtraum. Die Stadt ist somit ein theatrum mundi, wie in einem Bild aus dem Film, das einem alten Buch entnommen ist. In der idealen Stadt Syberberg werden große Vorhänge, wie sie oft zur Abdeckung von Gerüsten verwendet werden, ausgerollt und auf die Fassaden anonymer Gebäude herabgelassen, wie Bühnenbilder der zukünftigen Stadt oder der virtuellen Stadt. In diesem Metatext von Kino und Stadtplanung ist auch Platz für Kino, im Kino, mit Zitaten von Fritz Lang, dem großen Visionär futuristischer Städte. Einige der architektonischen Lösungen des neuen Demmin sind von seinem Film „Eine Frau im Mond“ inspiriert. Und hier fügt Syberberg auch ein negatives Element ein: Auch die Raketen im Film seien Vorläufer der V2, die direkt in der Nähe der Stadt abgefeuert wurden. In die Bildergalerie fügt der Autor dann auch eigene Selbstzitate, eine Szene von Karl May, ein Foto mit den Plakaten seiner Filme und eine Hommage an Romy Schneider ein, über die er den Dokumentarfilm „Romy: Anatomy of a Face“ drehte.
Il filmato dell’architetto di cui sopra, una conferenza online nella chiusura del lockdown, rappresenta un altro film, il film dell’urbanista. Si tratta di una simulazione digitale tridimensionale per una città avveniristica che mescolerà reale e virtuale. Le facciate degli edifici distrutti dalla guerra verranno ricreate con realtà virtuali inserendosi nei nuovi spazi di vivibilità, comprensivi ovviamente di sale da teatro, cinema e concerti. La nuova città deve essere anche uno spazio della memoria, un dialogo con il passato. Un concetto che Syberberg ha spesso espresso nei suoi film, come per esempio nella scena contemporanea dei visitatori del castello della Baviera inserita in Ludwig – Requiem per un re vergine. Anche il film del regista, come quello dell’urbanista, ha una sua struttura che abbraccia reale e virtuale. L’autore arricchisce così il suo stile tradizionale, fatto di sovrapposizioni e proiezioni interne, con il linguaggio visivo di internet. Buona parte di Demmin Cantos è costituita da un movimento di scrolling sullo schermo di un computer, ovvero lo scorrimento continuo di immagini ottenuto con il cursore. Un movimento perpetuo, anche ansiogeno, dove le figure sono mostrate con tutto ciò che sta attorno, scritte, codici QR, ecc., l’equivalente di mostrare le cornici di un dipinto in un film. E un grande dipinto rappresenta un ulteriore snodo di Demmin Cantos, raffigurante una crocifissione tra le fiamme. Era stato tenuto nascosto all’epoca della DDR e ora è stato collocato nella chiesa di Nossendorf, in un contesto quindi di installazione piuttosto che museale. Rappresenta la sofferenza dei popoli, in un territorio che è stato particolarmente martoriato durante la guerra dall’Armata Rossa e che fu teatro di un conseguente suicidio di massa. L’arte torna a rappresentare un elemento di pace e dialogo tra i popoli. Syberberg fa un parallelismo con l’antica città di Palmira, liberata dall’Isis grazie ai russi, mostrata proprio durante un concerto che celebra la fine dell’occupazione. E ancora un concerto, un requiem di Mozart, sancisce la fratellanza tra il popolo russo e quello tedesco, accompagnato da messaggi di pace dei rispettivi governanti, il presidente Putin e la cancelliera, all’epoca, Merkel. E qui il racconto di Syberberg si chiude dolorosamente, consapevole che quell’armonia è stata nuovamente infranta.
Der Film des Architekten oben, eine Online-Konferenz mitten im Lockdown, stellt einen anderen Film dar, den Film des Stadtplaners. Es handelt sich um eine dreidimensionale digitale Simulation einer futuristischen Stadt, die real und virtuell vermischt. Die Fassaden der durch den Krieg zerstörten Gebäude werden mit virtuellen Realitäten nachgebildet und fügen sich in die neuen Lebensräume ein, zu denen natürlich Theater, Kinos und Konzertsäle gehören. Die neue Stadt muss auch ein Raum der Erinnerung sein, ein Dialog mit der Vergangenheit. Ein Konzept, das Syberberg in seinen Filmen oft zum Ausdruck brachte, etwa in der zeitgenössischen Szene der Besucher des bayerischen Schlosses in Ludwig – Requiem für einen jungfräulichen König. Auch der Film des Regisseurs hat wie der des Stadtplaners eine eigene Struktur, die das Reale und das Virtuelle umfasst. Damit bereichert der Autor seinen traditionellen Stil aus Überlagerungen und Innenprojektionen mit der Bildsprache des Internets. Ein großer Teil von Demmin Cantos besteht aus einer Scrollbewegung auf einem Computerbildschirm, also dem kontinuierlichen Scrollen von Bildern, die mit dem Cursor aufgenommen werden. Eine fortwährende Bewegung, die sogar Angst hervorruft, bei der die Figuren mit allem um sie herum gezeigt werden, Schriften, QR-Codes usw., das Äquivalent der Darstellung der Rahmen eines Gemäldes in einem Film. Und ein großes Gemälde stellt einen weiteren Wendepunkt in Demmin Cantos dar und zeigt eine Kreuzigung in Flammen. Zu DDR-Zeiten wurde es versteckt aufbewahrt und nun in der Kirche von Nossendorf aufgestellt, also eher im Kontext einer Installation als eines Museums. Es stellt das Leid der Menschen dar, in einem Gebiet, das während des Krieges besonders von der Roten Armee geplagt wurde und in dem es anschließend zu einem Massenselbstmord kam. Die Kunst stellt wieder ein Element des Friedens und des Dialogs zwischen den Völkern dar. Syberberg zieht eine Parallele zur antiken Stadt Palmyra, die dank der Russen vom IS befreit wurde und während eines Konzerts zur Feier des Endes der Besatzung gezeigt wird. Und ein weiteres Konzert, ein Mozart-Requiem, bekräftigt die Brüderlichkeit zwischen dem russischen und dem deutschen Volk, begleitet von Friedensbotschaften ihrer jeweiligen Regierungen, des damaligen Präsidenten Putin und der damaligen Bundeskanzlerin Merkel. Und hier endet Syberbergs Geschichte schmerzhaft, im Bewusstsein, dass diese Harmonie erneut gebrochen wurde.
Die Stadt als theatrum mundi
Eine Erkundung von Demmin in Wort und Bild, einer Stadt in der Nähe des Dorfes, in dem der Autor aufgewachsen ist. Die Stadt, in der es am Ende des Zweiten Weltkriegs zu einem der größten Massenselbstmorde kam, ist heute Gegenstand von Versuchen, den zentralen Marktplatz als Gemeinschaftsraum wiederzubeleben, initiiert von Syberberg selbst in Form künstlerischer Interventionen vor Ort . [Zusammenfassung]
Eine Stadt ohne Kultur ist nicht vorstellbar, man kann sich nur einen Dschungel ohne Kultur vorstellen. Das sagt der Münchner Architekt Peter Haimerl in einer zentralen Passage des neuen Films von Hans-Jürgen Syberberg, historischer Autor unter den Begründern des Neuen Deutschen Films, Demmin Cantos (im Original Demminer Gesänge), präsentiert bei DocLisboa 2024 in der Sektion New Visions. Der Architekt wurde vom Direktor selbst kontaktiert, um eine Hypothese für die Sanierung der Stadt Demmin in der Nähe seines Heimatdorfes Nossendorf im alten Pommern, dem heutigen Land Mecklenburg-Vorpommern, zu formulieren. Dabei handelt es sich um einen städtebaulichen Eingriff, der von unten, von der Bevölkerung lautstark gefordert wird, für eine Agglomeration, die durch den Krieg einen großen Teil ihrer historischen Gebäude verloren hat und von der homogenisierenden anonymen Nachkriegsbebauung überschwemmt wurde. Die zentrale Bedeutung des Architekten für den Begriff der Kultur, in seiner höchsten Bedeutung Thomas Manns Kultur, ist dieselbe, die das gesamte Werk des Regisseurs von Hitler leitet, einem Film aus Deutschland, für den die Nazi-Drift die Frucht der Aufgabe war dieser Irrationalität als Grundlage der deutschen romantischen Kultur. „Wir wissen um den Ruhm und das Elend des Irrationalismus, aber ohne diesen ist Deutschland ein gefährliches Nichts, krank, identitätslos, explosiv, ein erbärmlicher Schatten seines Potenzials.“ „Man bekämpft Hitler nicht mit den Statistiken von Auschwitz oder mit der Soziologie seines Wirtschaftssystems, sondern mit Richard Wagner und Mozart“, sagte er. Derselbe Mangel an Irrationalität leitete so viele anonyme Stadtplanungen, die in vielen westlichen Nachkriegsstädten, darunter auch in Demmin, umgesetzt wurden. Denken wir auch darüber nach, was Pasolini hier gesagt hat, zum Beispiel in „Die Form der Stadt“.
Syberberg ist Teil dieser Bürgerbewegung für die Stadterneuerung, für die Rückgabe eines Zentrums, einer Agora, eines Marktplatzes an die Stadt. Das Projekt wird für den Autor zu einem künstlerischen Makrotext wie sein Kino, zu einem Gesamtkunstwerk, einem Gesamtkunstwerk, zu einem Netzwerk, das Musik und Theater umfasst, zu Räumen für die Auftritte von Musikern und Schauspielern, zur alten Kirche mit einer neuen Orgel, die diese ersetzt der während des Krieges verloren gegangen ist, und derselbe Platz, auf dem unter dem massiven Glockenturm eine Open-Air-Show stattfindet. Und dann das historische Café, in dem Syberberg selbst Musik, Lesungen und Vorführungen veranstaltet. Konzerte und Shows, die im Film ebenso viel Zeit einnehmen wie im neuen Stadtraum. Die Stadt ist somit ein theatrum mundi, wie in einem Bild aus dem Film, das einem alten Buch entnommen ist. In der idealen Stadt Syberberg werden große Vorhänge, wie sie oft zur Abdeckung von Gerüsten verwendet werden, ausgerollt und auf die Fassaden anonymer Gebäude herabgelassen, wie Bühnenbilder der zukünftigen Stadt oder der virtuellen Stadt. In diesem Metatext von Kino und Stadtplanung ist auch Platz für Kino, im Kino, mit Zitaten von Fritz Lang, dem großen Visionär futuristischer Städte. Einige der architektonischen Lösungen des neuen Demmin sind von seinem Film „Eine Frau im Mond“ inspiriert. Und hier fügt Syberberg auch ein negatives Element ein: Auch die Raketen im Film seien Vorläufer der V2, die direkt in der Nähe der Stadt abgefeuert wurden. In die Bildergalerie fügt der Autor dann auch eigene Selbstzitate, eine Szene von Karl May, ein Foto mit den Plakaten seiner Filme und eine Hommage an Romy Schneider ein, über die er den Dokumentarfilm „Romy: Anatomie eines Gesichts“ drehte.
Der Film des Architekten oben, eine Online-Konferenz mitten im Lockdown, stellt einen anderen Film dar, den Film des Stadtplaners. Es handelt sich um eine dreidimensionale digitale Simulation einer futuristischen Stadt, die real und virtuell vermischt. Die Fassaden der durch den Krieg zerstörten Gebäude werden mit virtuellen Realitäten nachgebildet und fügen sich in die neuen Lebensräume ein, zu denen natürlich Theater, Kinos und Konzertsäle gehören. Die neue Stadt muss auch ein Raum der Erinnerung sein, ein Dialog mit der Vergangenheit. Ein Konzept, das Syberberg in seinen Filmen oft zum Ausdruck brachte, etwa in der zeitgenössischen Szene der Besucher des bayerischen Schlosses in Ludwig – Requiem für einen jungfräulichen König. Auch der Film des Regisseurs hat wie der des Stadtplaners eine eigene Struktur, die das Reale und das Virtuelle umfasst. Damit bereichert der Autor seinen traditionellen Stil aus Überlagerungen und Innenprojektionen mit der Bildsprache des Internets. Ein großer Teil von Demmin Cantos besteht aus einer Scrollbewegung auf einem Computerbildschirm, also dem kontinuierlichen Scrollen von Bildern, die mit dem Cursor aufgenommen werden. Eine fortwährende Bewegung, die sogar Angst hervorruft, bei der die Figuren mit allem um sie herum gezeigt werden, Schriften, QR-Codes usw., das Äquivalent der Darstellung der Rahmen eines Gemäldes in einem Film. Und ein großes Gemälde stellt einen weiteren Wendepunkt in Demmin Cantos dar und zeigt eine Kreuzigung in Flammen. Zu DDR-Zeiten wurde es versteckt aufbewahrt und nun in der Kirche von Nossendorf aufgestellt, also eher im Kontext einer Installation als eines Museums. Es stellt das Leid der Menschen dar, in einem Gebiet, das während des Krieges besonders von der Roten Armee geplagt wurde und in dem es anschließend zu einem Massenselbstmord kam. Die Kunst stellt wieder ein Element des Friedens und des Dialogs zwischen den Völkern dar. Syberberg zieht eine Parallele zur antiken Stadt Palmyra, die dank der Russen vom IS befreit wurde und während eines Konzerts zur Feier des Endes der Besatzung gezeigt wird. Und ein weiteres Konzert, ein Mozart-Requiem, bekräftigt die Brüderlichkeit zwischen dem russischen und dem deutschen Volk, begleitet von Friedensbotschaften ihrer jeweiligen Regierungen, des damaligen Präsidenten Putin und der damaligen Bundeskanzlerin Merkel. Und hier endet Syberbergs Geschichte schmerzhaft, im Bewusstsein, dass diese Harmonie erneut gebrochen wurde.
Und es sei erinnert, dass vor dem Film , diese Wiederherstellung des Markt-Raums stand, mit Namen der früheren Bewohner an den Wänden Haus für Haus und mit Fotos der Bewohnen damals.
Auch wie der Leichnam der ruinösen Existenzder Stadt den Knaben von damals prägte, dass sein erster Film nach dem Studium den Wiederaufbau der Müncher Residenz dokumentierte. Und wie sein letzter Film vor der Pause vor 30 Jahren, die ruinören Städte Deutschlands nach dem Kriege zum Thema machte unter dem Titel "Ein Traum, was sonst". Heute nun vor hier berichtend.
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